Cinéma italien
C’è ancora domani
Toujours à l’affiche !
Avant-première du film de la réalisatrice italienne Paola Cortellesi le jeudi 7 mars à 19h en partenarait avec la Dante.
Sortie nationale le 13 mars 2024
Avec Paola Cortellesi, Valerio Mastandrea, Romana Maggiora Vergano
Ce film a un succès phénoménal en Italie.
Pour en savoir plus, un article du journal La Repubblica
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Découvrez la critique rédigée par notre adhérente cinéphile Martine :
Come circa cinque millioni d’italiani e tanta gente ora in Francia, ho visto qualche giorno fa C’è ancora Domani interpretato e diretto da Paola Cortellesi, con Valerio Mastandrea, Giorgio Colangeli, Vinicio Marchioni, Romana Maggiora e Emanuela Fanelli e sono stata convinta che, ancor’adesso, fosse necessario girare un film cosi per tutte le donne nel mondo.
Il film, girato in bianco e nero ed ambientato in un quartiere popolare di Roma nel 1946, racconta il quotidiano di Delia,una donna ordinaria che tiene la sua casa, prepara i pasti al marito Ivano, ai tre figli (tra cui una figlia adolescente), al suocero e tutti i giorni cerca di guadagnare qualche soldo in più per aiutare economicamente la sua famiglia, accumulando piccoli lavori in cui è sempre sfruttata. Ma oltre ad essere sfruttata al lavoro e a casa sua, è soprattutto umiliata e picchiata dal marito Ivano ogni giorno.
La regista ha scelto di non mostrare direttamente questa violenza ma di farci capire cio’ che succede transformando le scene di violenza in scene di danza come per darci la distanza necessaria ad analizzare la dinamica del processo. Questo processo si svela anche nel rapporto della figlia Marcella con il suo fidanzato: questo ragazzo che viene di una famiglia benestante e che potrebbe essere un modo per Marcella di allontanarsi della famiglia che lei disprezza (compresa la madre che secondo lei subisce senza reagire), si rivela anche lui essere un tiranno in divenire. Cosi possiamo capire che il maschilismo, il sentimento di possesso, la violenza contre le donne prendono le loro radici in tutta la società e si trasmettono di generazione in generazione.
Ma questo film sa non essere pesante per merito del tono fuori dagli schemi dei dialoghi, dei monologhi interiori di Delia e soprattutto dei momenti con l’amica Marisa. La regista malgrado la scelta del bianco e nero che inquadro il film nel dopoguerra, trova una modernità nella recitazione degli attori tutti molto bravi e nel modo quasi coregrafiato in cui sono filmati: Paola Cortellesi sembra avere un passo quasi elastico mentre cammina nella città e ci fa dividere il suo proprio pensiere mentre Valerio Mastandrea ci da a capire la sua violenza nelle pause dei suoi movimenti.
La fine, in un certo modo inaspettata, ci ricorda che, in Italia, le donne hanno avuto il diritto di voto solamente nel 1946 (un anno dopo la Francia!) e che, per questo diritto molte donne hanno dovuto condurre un lungo e difficile combattimento. Il film ci dice anche che questo combattimento è sempre attuale: la cultura partiarcala che dominava il mondo nel dopoguerra in Europa, rimane ancora tanto forte oggi in molti paesi come per esempio in Afghanistan e gli uomini che opprimono le donne hanno paura della loro parole. Secondo me, è questa la forza del messaggio della regista: sono nell’educazione, nel diritto di voto e nell’autonomia economica che si potrà cambiare il destino delle donne, e non dimenticare mai che questi diritti non sono scontati per sempre.